Del parco della Villa di Brusuglio,
il Manzoni amava in particolare una collinetta, dove spesso si sedeva per
ammirare il Monte Rosa.
Proprio lì il poeta piantò due
giovani piante di robinia o Robinia pseudoacacia, una specie che amava
molto.
Una sera lui stava conversando con la giovane sposa Enrichetta Blondel là, in mezzo al verde e in quella pace. Lei si avvicinò alle due robinie, e con le sue mani attorcigliò l’una all’altra dicendo ad Alessandro: “Così vivranno le nostre vite!” E le robinie crebbero attorcigliate e forti, insieme.
Quando morì Enrichetta, il Manzoni,
disperato, si recò presso le due robinie e nel loro tronco incise col
coltellino una croce e volle coltivare egli stesso per lungo tempo attorno alle
2 piante un’aiuola di fiori.
Questo dipinto ad olio di Stefano
Stampa, che ricorda il commovente episodio, è ancora appeso in quella che era
la camera da letto del Manzoni a Brusuglio.
Nota Botanica
Parliamo ora della robinia … è una specie
alloctona, proviene infatti dal Nord America e si è diffusa in tutta Europa,
con effetti devastanti sull’ambiente, eliminando di fatto i bellissimi ecosistemi
boschivi già esistenti da secoli.
Non possiamo però incolpare il Manzoni, perché
fu introdotta in Europa già nel XVII secolo dal botanico francese Jean Robin, da
cui prende anche il nome, e inizialmente era coltivata per il portamento
elegante e la bella fioritura primaverile in parchi, giardini e lungo le
strade.
Col tempo però la Robinia è sfuggita alla
coltura ed ha invaso anche campi, pascoli, pendii stradali e sedi ferroviarie
diventando un vero e proprio problema di difficile soluzione … un vero
flagello!
Per
terminare … caro Manzoni perché non hai scelto l’Acero? un albero, sempre di origine Nordamericana, che in autunno
si accende di bellissime sfumature rosse e non crea problemi!
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