La Peste
Nera era lo strumento della Morte, raffigurata con il Nero Mantello e la falce,
che dal XIV secolo terrorizzava i popoli europei e quelli del bacino del
Mediterraneo.
Ma
la peste non viaggiava mai sola, bensì con altre due Compagne: la carestia e la
guerra.
I
credenti pregavano: “A peste, fame et bello libera nos Domine” in genere
però le tre Compagne giungevano in ordine opposto: prima la guerra colpiva i
territori provocando le carestie, che indebolivano gli esseri umani, poi
arrivava la peste che li uccideva.
A
questo punto, devo forzatamente menzionarlo per motivi storici: la Peste era
considerata il Flagello con cui Dio puniva i peccatori!
Ma
andiamo al XVI secolo quando l’Ossola e le sue Valli, essendo possesso del
Ducato di Milano, subirono la Dominazione Spagnola, che con i suoi Governatori
inetti, le sue tasse ed i suoi soldati violenti, sporchi e senza guida, provocò
danni incalcolabili e fu causa di pestilenze ricorrenti.
Occorre dire che però
le autorità avevano già introdotto strumenti, che anche noi abbiamo usato
durante l’epidemia di Covid19 e cioè: Prefetti Sanitari che chiudevano i
territori e bloccavano la libera circolazione di uomini e merci, creazione di
Lazzaretti dove venivano rinchiusi i malati e dove i guariti trascorrevano la
Quarantena.
Nel 1576 Milano fu
colpita da una violenta epidemia di peste, che causò 14.000 morti, nota come
“Peste di San Carlo”, che fortunatamente non giunse in Ossola; però nel vicino
Vallese la peste era endemica e si ripresentava nei mesi estivi, motivo per cui
le autorità sanitarie avevano chiuso i passi con la Svizzera.
Ma la peste che nel
1585 colpì Cimamulera non arrivò dal Vallese!
Quella che è
probabilmente solo una leggenda dice che fu il bandito Antonio Albasino, che da
Milano si rifugiò a Cimamulera, a portare la peste.
Invece la peste venne
dal lago, risalendo le acque della Toce sui barconi che portavano al Porto
della Masone, posto tra Vogogna e Piedimulera, le granaglie della pianura,
sempre più scarse in anni di carestia, ma anche spezie e stoffe.
Il porto era gestito dai
Cavalieri di Malta, che proprio lì avevano una Mansione, ed era il punto più
importante della via fluviale dell’Ossola, ove le merci, che erano partite
dalla Darsena di Milano, venivano scaricate dai barconi ed erano trasportate con
le some sulle mulattiere alpestri, dirette ai numerosi passi. Dal porto i
barconi tornavano al Lago trasportando legna, formaggi, carbone, pelli e sale.
Tale era il movimento
di persone eterogenee e merci, che i Commissari della Sanità a fatica riuscivano
a controllarlo, per evitare che tra le merci in transito ci fosse il morbo …
lasciatemi dire una cosa, dal momento che la peste era mandata da Dio, questi
Commissari cosa cercavano tra le merci?
Mah proseguiamo ...
Comunque a metà
agosto del 1585 il morbo prese la mulattiera per Macugnaga ed arrivò a
Cimamulera, una o più persone furono infettate, l’epidemia esplose e si
trasmise a Miggiana e Castiglione e di ritorno a Piedimulera. Si trattava, per
gli sfortunati valligiani, di un ceppo di Peste Bubbonica estremamente forte e
con grande virulenza.
L’8 settembre da
Vogogna, il delegato della Sanità Arcangelo Meravigli dispose la chiusura "della
bocca della Tosa", a Fondotoce, per sbarrare il traffico fluviale.
Chiese ed ottenne due monatti "avendone non solamente bisogno ma
estrema necessità, ritrovandosi ora tra morti e ammalati sessanta persone nel
detto luogo di Cimamulera.”
Spesso mi sono
sentita raccontare che sempre l’orribile morbo si fermava a Castiglione! Come
mai mi sono chiesta? Semplice coloro che abitavano oltre entravano in valle in
questo modo: da Vergonte salivano a Fomarco e percorrendo i sentieri dell’Opaco
arrivavano a Calasca e poi via sicuri fino a Macugnaga!
Quindi non fu la
malevolenza divina a colpire Cimamulera, ma la nefasta Mulattiera che
l’attraversava. Dirò di più ora che esiste una strada statale che collega
direttamente Piedimulera a Macugnaga … durante la prima ondata della pandemia di Covid19 a
Cimamulera non ci sono stati contagi!
Invece per la serie Qui gladio ferit, gladio perit, la seconda ondata dell'epidemia ha colpito anche Fomarco, Calasca e il resto della Valle Anzasca e non Cimamulera!
Ma torniamo a quel
settembre del 1585 … si evidenziò la necessità di creare un Lazzaretto e si
scelse un luogo nel "piano di Vergonte Superiore, al Sestelerium,
frazione di Piedimulera e nel prato del signor Guglielmo Guglielmazzi, Nobile
di Cimamulera".
Il Lazzaretto era
attrezzato con tende e capanne di frasche per alloggiare i malati ed i
superstiti, recintato e strettamente sorvegliato da alcuni soldati sotto il
controllo delle autorità sanitarie. Al centro venne eretta una grande croce di
legno, tanto grande che la si vedeva in lontananza, da tutti i paesi del Piano.
La croce, simbolo della fede del popolo, si credeva essere l'unico possibile
rimedio, per fermare l'ira divina.
A Cimamulera la peste
fece 200 vittime su un totale di 535 abitanti.
Il 16 ottobre 1585 ai piedi della croce
si riunirono tutti gli ospiti del campo: genuflessi, con le mani giunte, assistiti
dal cappellano Fornari, innalzarono i salmi penitenziali invocando così la
divina misericordia: “Il Signore onnipotente a causa degli innumerevoli peccati
del popolo di Cimamulera, nel mese di agosto passato ha mandato il flagello
della peste… Perciò, fiduciosi
nella divina grazia, intendono placare con l'intercessione dei santi, mediante
un solenne voto speciale, la collera del Signore, e la giusta punizione dei
loro peccati.
Chiedono che la divina Maestà si degni liberare loro e le loro famiglie dal tormento della peste: invece di castigarli flagellandoli a morte … Giurano pertanto di erigere nel termine di sei anni, nella terra e luogo di Cimamulera, una cappella dedicata ai santi Rocco, Fabiano e Sebastiano”. (1)
Vorrei ora riflettere su un fatto importante: ma davvero questi sacerdoti potevano credere che Dio mandasse la peste per punire questa povera gente ossolana, falcidiata da guerre e carestie? E come li hanno messi, malati e convalescenti? Tutti in ginocchio a pregare e ad autoaccusarsi! Lasciatemelo dire ... che vergogna!
La peste finì quasi
subito e dopo la quarantena i superstiti tornarono nel loro paese … la
popolazione era dimezzata, famiglie intere erano scomparse, ma anche quelle
rimaste erano state colpite..
Venne edificato anche
l’Oratorio di San Rocco, nella piazza principale di Cimamulera, di fronte alla
Parrocchiale. Sopra la porta d’ingresso fu posta una lapide, collocata sotto
un’immagine del Santo, recante la scritta:
1585
+ HOC POPULUM TEMPLUM
CURAVIT TOLLERE CHRISTO ET ROCHO DIVO, PESTIS AMARA LUES CUM PREMERET DIRE
TOTUM ET PLUS PARTE PEREMPTUM QUI STATIM LIBER TENDIT AD ASTRA MANUS
Il Popolo curò di
innalzare questo tempio a Cristo e a San Rocco, mentre una terribile epidemia
di peste infieriva in maniera crudele su tutto il popolo e già gran parte era
stata uccisa, popolo che, subito libero, tende le mani al cielo
La chiesetta dedicata
al Santo di Montpellier esiste ancora, ha uno stupendo altare in legno
decorato, che incornicia un quadro ad olio su tela, molto bello dipinto da Valentino
Rossetti da Omegna nel 1696.
Nella parte superiore
del dipinto si trova la Vergine Maria con il Bambino in braccio, contornata da
cherubini, e da altri Santi; da sinistra a destra: Santa Apollonia, San Giulio, San Maurizio e Santa Margerita.
Nella parte inferiore del dipinto sulla destra è rappresentato San Sebastiano, trafitto dai dardi della peste e
sulla sinistra San Rocco nella sua immagine classica, con i segni del morbo su
una gamba … manca il cane!
Devo essere sincera,
essendo io di origini cimamuleresi, mi sono commossa nel raccontare questa
terribile vicenda occorsa a persone con cui condivido parte del mio DNA.
Bibliografia:
-Documento del
Giuramento conservato nella Casa Parrocchiale di Cimamulera
-Tullio
Bertamini “Storia di Cimamulera”, 2001
-Enrico Rizzi “Memorie di fame, carestie e peste
nell’Ossola. XIV – XVII secolo” Grossi, 2018